OLIO BENEDETTO E TARALLI AL FINOCCHIETTO: SAN BIAGIO A LANCIANO

Lanciano Abruzzo.no

Tra i più cari ricordi dell’infanzia legato alle tradizioni, ho di sicuro le celebrazioni di San Biagio. Mi ricordo quando piccola, andavo a farmi ungere la gola, e mi sentivo parte di qualcosa di importante e collettivo. Quel passaggio del pennello sulla gola, lasciava le tracce per un po’, come una carezza speciale. E poi c’erano i taralli…

Quando torno finalmente in Abruzzo, di solito in estate, arriva sempre il momento in cui i miei genitori tirano fuori dal congelatore un tarallo. È una coccola che anche ora che ho superato i 40 anni, loro mi regalano sempre. Mi scalda il cuore ogni volta. A San Biagio manco da anni, da decenni, ma questo gesto amorevole dei miei genitori, mi fa sentire che c’ero attraverso loro, e che ora posso ricongiungermi a quel pezzetto di città di cui non faccio più parte.

Sorvolo sul fatto che poi il tarallo mi piace mangiarlo inzuppato nel caffellatte (non rabbrividite, provate prima!), e cerco di raccontare questa piccola, preziosa tradizione lancianese.

Cristel Vinciguerra

L’unzione e i taralli

Ogni anno, il tre febbraio, fin dalle prime luci dell’alba, i lancianesi formano una fila ordinata per entrare nella chiesetta di San Biagio, per il rito dell’unzione della gola. I sacerdoti sono in piedi davanti all’altare ed accanto alla statua del Santo, intingono il pennellino nell’olio benedetto il giorno della Candelora, e fanno una croce sulla gola dei fedeli recitando le parole: 

Per l’intercessione di San Biagio, vescovo e martire, il Signore ti liberi dal mal di gola e da ogni altro male. In nome del padre e del figlio e dello spirito santo. Amen. 

[Ammetto di aver cercato le parole del rito su internet, perché a me allora sembrava che recitassero una potente e misteriosa formula magica].

Poi si guadagna ordinatamente l’uscita, lasciando una piccola offerta e prendendo un santino ed una sottile candela della Candelora. 

Cristel Vinciguerra

Ecco un servizio sulla celebrazione sacra e profana di San Biagio a Lanciano della TV locale Telemax:

Noi andavamo nel tardo pomeriggio, ed una volta usciti dalla chiesa, percorrevamo la Strada dè Frentani passando davanti alla Chiesa di Sant’Agostino, accanto Torre San Giovanni (Torre della Candelora), a quella che allora era la biblioteca comunale, per arrivare ad un piccolo e vecchio panificio (al civico 20, mi pare) davanti al quale si formava sempre un capannello di concittadini intenti a comprare i taralli di San Biagio: morbidi spolverati di zucchero, o con i semi di finocchio, come piacciono a me. 

Ognuno compra sempre qualche tarallo in più, da portare alla zia allettata, alla nipotina, o chi, come me, torna solo in estate… Una volta invece lo sposo portava un tarallo in dono alla sposa (la fidanzata), che poi ricambiava col Cavallo di Pasqua.

Davanti a quel forno s’incontrava sempre qualche conoscenza, con cui scambiare due parole, i saluti di rito, e augurare “tante buone cose”, prima di proseguire verso la Piazza Plebiscito, passando davanti al Teatro Fenaroli. Arrivata a casa mangiavo un pezzo di tarallo, conservando sempre un bel pezzo per la colazione del giorno dopo (sì, quella col caffellatte).

Il santo

Cristel Vinciguerra San Biagio Lanciano

San Biagio era vescovo e medico della comunità di Sebaste, in quella che oggi si chiama Armenia. Secondo la tradizione, una donna gli porse disperata il figlio che stava soffocando a causa di una lisca di pesce, e San Biagio, con il solo segno della croce, liberò la gola del bambino, salvandolo. Questo episodio lo fece diventare protettore della gola.

Tuttavia San Biagio è considerato anche il protettore dei cardatori di lana, perché il suo martirio avvenne appunto attraverso un cardatore (sorvolo sui particolari). Il Santo è quindi celebrato anche a Taranta Peligna, dove la lavorazione della lana è tradizionalmente importante, e dove a San Biagio si mangiano le Panicelle, piccoli pani che raffigurano quattro dita distese, come quelle del sacerdote nell’atto della benedizione.

Taranta Peligna (CH) San Biagio
Chiesa di San Biagio completamente distrutta a Taranta Peligna (CH). resta solo questo splendido portale ligneo del ‘500. Paesino famoso per le Panicelle di San Biagio. Foto di Oliver Jules

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La chiesa e la Porta 

La chiesa di San Biagio, sul Larghetto Ricci, esisteva già nel 1059 ed considerata la più antica in città. Si trova a Lancianovecchia, in uno dei 4 quartieri più antichi del centro storico (gli altri sono La Sacca, Civitanova, Il Borgo). Probabilmente costruita dai Normanni, ha conservato la navata unica delle origini, mentre la torre venne aggiunta tre secoli dopo. 

Olivier Jules Lanciano

 Nel 1866 la Chiesa venne sconsacrata e usata come magazzino, fino agli anni ’50 del Novecento, quando venne finalmente restaurata. Tuttavia le messe celebrate nella chiesa sono solo occasionali, come quelle legate al 3 febbraio, motivo in più per non perdere questa tradizione.

Non lontano dalla chiesa si trova la famosa Porta San Biagio, risalente al XIII secolo. Questa porta consentiva l’accesso alla città dal sottostante Tratturo, garantendo un rapido accesso alla Piazza ed alla città. La porta, per anni quasi abbandonata, è stata recentemente restaurata e vale la visita (e magari pure una birretta nella vicina birreria).

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Venusia
Oslo, Gennaio 2022
Foto ©Cristel Vinciguerra, tranne quella del Portale della Chiesa a Taranta Peligna e quella della Porta San Biagio a Lanciano, di Olivier Jules