COOPERATIVA IL BOSSO: UNA VITA TRA TURISMO, ABRUZZO E NATURA

Paolo Setta Abruzzo

Paolo Setta, uno degli storici soci della Cooperativa Il Bosso, ci racconta com’è nata la sua collaborazione con questa importante realtà che si occupa di turismo sostenibile e responsabile, e di educazione ambientale nel cuore d’Abruzzo, a Capestrano nella Valle del Tirino. Ha iniziato da giovanissimo come attore, per poi lasciarsi coinvolgere sempre più in questo progetto ormai ventennale di accoglienza e promozione territoriale.

Cosa ti ha portato a scegliere di partecipare al progetto de Il Bosso e a rimanere a vivere a Bussi? Come hai capito che era un lavoro per te?

Il legame con il territorio è sempre stato importante per me, l’ho sempre vissuto appieno. Tornavo ogni estate a casa e vivevo il territorio anche dal punto di vista naturalistico ed attivo, in bici ed in canoa. Questa è sempre stata una prerogativa del mio vivere quotidiano.

Nell’estate tra il 2002 e il 2003 conobbi in maniera più attenta la realtà de Il Bosso, e più particolare Cristian Moscone che era uno dei soci fondatori, ancora oggi è il legale rappresentante della società. La cooperativa allora stava muovendo i primi passi, non aveva ancora preso piede. Era stata costituita da due anni e dovevano capire come delineare le proprie attività e così cominciammo a parlarne. Lui è un biologo molto più sensibile alla parte ambientale, tanto è vero che siamo anche un centro di educazione ambientale, un organismo di formazione accreditato

Io ho un approccio più esperienziale, e anche per la mia sensibilità più artistica, più creativa, combinavo l’amore per il territorio, lo sport e l’interesse a scoprire la bellezza del nostro Abruzzo. 

Così abbiamo iniziato a lavorare insieme, a proporre progetti di educazione ambientale e turismo esperienziale. Ma vent’anni fa eravamo visti come persone che non volevano lavorare, volevano perdere tempo. Ti dicevano: “Sì, ma che tipo di lavoro fai. Che cosa vuoi fare?” 

È importante ricordare che ci muovevamo nel territorio della Valle del Tirino che con Bussi ha sempre basato la sua economia sull’industria chimica, con i problemi che sono seguiti. 

In questo contesto l’idea di avviare un’impresa dedicata al turismo, all’ambiente e ad un modo creativo e innovativo di accoglienza era vista come un qualcosa di lontano e completamente distante dall’immaginario comune.  

Tirino Abruzzo Il bosso
Foto ©Francesca Vinciguerra

Come siete riusciti ad affermarvi e a crescere fino ad oggi?

Devo dire che abbiamo resistito nel tempo e tante altre persone si sono unite al nostro progetto e con noi hanno gettato veramente il cuore oltre l’ostacolo. 

Perchè i primi anni lavorare a questo progetto, significava chiaramente lavorare senza una lira, ma avevamo una visione, oltre che essere spinti dal punto di vista di una preparazione professionale, si era spinti da una forte passione. 

Abbiamo iniziato con le prime attività in canoa vent’anni fa, quando erano gli stranieri che venivano in canoa non gli italiani. 

C’erano quei pochissimi turisti che capitavano per sbaglio nelle zone del Gran Sasso o comunque in Abruzzo nell’entroterra e riuscivano ad intercettare questo tipo di attività. Da lì è iniziato un lavoro lungo, non voglio dire che siamo stati i primi ma sicuramente i pionieri per quanto riguarda il turismo, che oggi viene definito turismo attivo esperienziale di cui tutti parlano. 

Noi andavano nei pochissimi B&B e agriturismi che c’erano nell’entroterra a consegnare i depliant con l’immagine della canoa e delle bici e parlavamo di turismo esperienziale targato Il Bosso.

Tirino Il bosso
Foto ©Francesca Vinciguerra

All’inizio il turista era per lo più qualche straniero curioso, come si è evoluto il tipo di turista che si avvicina a Il Bosso? Chi sono le persone che vengono da voi? Ti sei fatto un’idea su com’è cambiato il turista?

Vent’anni fa c’erano due tipologie di turista, perché allora andare in vacanza era ancora per il 95% dei casi andare al mare stare sotto l’ombrellone una settimana o due ad agosto, il turista che andava nell’entroterra era più un viaggiatore, una persona che voleva andare a scoprire nuovi territori. 

Oggi invece, ed è una cosa bella, tutti e soprattutto le nuove generazioni con l’avvento dell’era digitale e dei  social media, sono più interessati a questo tipo di esperienze. 

C’è stato un incremento del turismo locale che significa che l’abruzzese, come il marchigiano, come l’emiliano e il toscano, hanno iniziato a fare il famoso turismo di prossimità o locale. 

Canoe Tirino Abruzzo
Foto ©Francesca Vinciguerra

Così la gita fuori porta non è più la scampagnata, ma è la ricerca di un particolare momento, una particolare esperienza, un’attività. Mentre prima la montagna, e queste attività, erano viste per esperti escursionisti, oggi si va in montagna affidandosi a persone preparate e competenti. Per esempio anche la bici, se oggi pensiamo all’avvento delle bici elettriche, fare una giornata in bici non è più solo per gli appassionati, allenati, ma la persona normale decide di passare una giornata in bici perchè è tutto più accessibile

Una richiesta particolare? Una personaggio che ti è rimasto in mente?

Faccio fatica perchè sono praticamente venti anni che faccio questo lavoro, e ho visto veramente migliaia e migliaia di persone. Forse la particolarità delle persone per me è diventata normalità. 

Per me particolare è l’abruzzese che viene sul Tirino e si presenta con le pinne e la maschera da mare, oppure un’anziana signora aristocratica che ha fatto tutta l’escursione in canoa con un ombrellino per  proteggersi dal sole. 

Sembrava di essere in un film inglese in costume, quasi fuori dal tempo. Così come ci sono anche persone che purtroppo sono difficili da accontentare… Per noi è anche una prova difficile trovare la capacità di mantenere la pazienza e con l’esperienza si trova il modo di gestire qualsiasi persona. Anche chi cerca pretesti per discutere. Ci è capitato di tutto.

Canoe sul Tirino Abruzzo
Foto ©Paolo Setta – Il Bosso

Abbiamo parlato del legame con il territorio, ma ho visto che ultimamente avete portato avanti anche nuovi progetti e in particolare Yes Gran Sasso Interreg. Mi dici qualcosa di più su com’è nato e come funziona?

Si tratta di un itinerario, non è un percorso classico dove si mettono frecce e paletti. Noi abbiamo intercettato questo bando Interreg che era legato alle montagne emblematiche di alcune nazioni come l’Olimpo in Grecia e Pedraforca in Spagna, e noi abbiamo candidato il Gran Sasso e l’Etna

Per l’Etna abbiamo individuato e lavorato con dei partner locali e noi abbiamo curato per l’Abruzzo il Gran Sasso. Nel caso del Gran Sasso abbiamo studiato questo territorio e abbiamo pensato di diventare il luogo di ritrovo e il punto di partenza nel cuore della valle del Tirino. Allo stesso tempo il progetto ha una accezione ambientale attraverso accorgimenti sostenibili e non invadenti, non impattanti.  E’ un percorso che consigliamo a piedi, in bici elettrica o a cavallo. 

È un anello che parte da dove siamo noi a Capestrano e pian piano sale, si visitano i borghi, si visitano i paesaggi del Gran Sasso più significativi come Campo Imperatore ma non solo, e poi si rientra attraversando altri borghi, facendo tappa in alcune strutture che abbiamo selezionato. 

Tra l’altro il progetto non ha solo la finalità di promuovere, ma anche quella di coinvolgere altri soggetti locali e tra le cose che abbiamo fatto c’è anche la promozione di un contratto di rete.

Abbiamo dotato queste strutture con stazioni di ricarica di bici elettriche, e locali lavanderia in alcuni B&B. Per permettere al viaggiatore che va in bici o è un camminatore di avere la possibilità di avere tutto ciò che gli serve. In questo percorso abbiamo messo tanti elementi che possono in qualche modo dare autosufficienza al turista.

Così come siamo promotori da anni dell’Associazione della Valle del Tirino.it, di cui sono presidente, dove abbiamo messo insieme 40 operatori che tutti insieme, in questo territorio, danno un messaggio di un’area organizzata, che fa promozione solidale. 

Oggi si ritrovano in questa associazione, che è stato molto difficile tenere unita, ristoranti che magari si facevano la guerra e adesso hanno capito che non serve e che ognuno ha la sua autonomia, ma fare promozione solidale del territorio è un beneficio per tutti.

Ci sono progetti nuovi per quest’estate? Ci sono attività anche verso aree diverse come la costa?

Ci siamo aperti a nuove attività sulla costa e anche in questo caso mi permetto di dire che noi non abbiamo la presunzione ma abbiamo l’ambizione di dire che vogliamo fare un turismo di qualità con standard alti e ci piace essere riconoscibili. 

Spesso troviamo che chi fa attività con noi trova la differenza, e questa è la spinta che ci stimola ad andare avanti con una certa ambizione e una certa visione.

Il mare lo stavamo studiando da due o tre anni, perché le cose non puoi improvvisarle.  Abbiamo individuato Ortona come luogo dove poter realizzare 3 esperienze: quella per cui siamo un po’ allenati negli anni, e si tratta di navigazioni e in questo caso del mare attraverso dei kayak. 

Sarà un’escursione in kayak nel promontorio di Punta dell’Acquabella, nella riserva, e circumnavigheremo il promontorio partendo da Lido dei Saraceni. 

Come responsabile avremo un biologo marino, e lavoreranno anche altri accompagnatori che sono biologi proprio perché deve essere sia una passeggiata dove ci si deve divertire ma anche un modo per raccontare e conoscere il territorio.

Poi faremo degli eventi di escursionismo trekking e nordic walking al’interno della Riserva di Punta dell’Acquabella e lì abbiamo già siglato un accordo con la direzione della riserva. 

E-bike in Abruzzo
Foto ©Paolo Setta, il Bosso

Inoltre faremo delle pedalate in e- bike nel centro storico di Ortona, in quelli che sono gli angoli più belli e suggestivi, come il lungomare che porta alla località Mucchiola. Ma anche entrare con la bici nella riserva e nel paesaggio rurale e contadino, agricolo di Ortona che è anche molto bello. 

Abbiamo scelto Ortona perchè era un luogo dove finora non c’erano grossi operatori o che avevano già una loro riconoscibilità perché crediamo anche nel rispetto territoriale. Ortona era ancora vergine da questo punto di vista. 

Leggi anche l'intervista all’ortonese Federico Iarlori.

E poi, insieme ad un altro partner abbiamo pensato di individuare a Fossacesia il luogo dove fare due proposte di e-bike: una verso nord verso San Vito, e anche in questo mettendo non soltanto il mare ma anche l’Abbazia di San Giovanni in Venere oltre alle campagne, i vitigni e gli uliveti che abbiamo mappato e visitato. 

Inoltre da Fossacesia fino a Punta Aderci, quindi la riserva di Punta Aderci passando per la lecceta di Torino di Sangro, per Casalbordino.  Da giugno abbiamo iniziato anche a lavorare sulla costa.

Arrosticini Abruzzo Montagna
Foto ©Daniele Setta Il Bosso

Ora le nostre tre domande di rito

Qual è il tuo piatto abruzzese preferito?

Solo uno? Sicuramente gli arrosticini li amo tantissimo, e sono un amante della pasta alla mugnaia, tipica della zona vestina, sia nella versione con pomodoro sia con condimenti bianchi. Poi chiaramente mi piacciono anche i gamberi di fiume Purgatorio come vengono preparati nella Valle del Tirino

Il tuo luogo preferito in Abruzzo?

Il Fiume Tirino è il primo nel mio cuore. Mi piace molto anche l’altopiano di Campo Imperatore anche se negli ultimi anni lo vedo pressato da una presenza importante e a volte scomposta di quelli che sono i vari fruitori. Diciamo il Gran Sasso nel versante aquilano è tra i miei preferiti perchè l’ho vissuto, perchè l’ho conosciuto e quindi lo immagino considerando tutto il contesto che va sopra i 1000 metri che va dal Voltigno tutta la dorsale fino al Corno Grande per l’Altopiano di Campo Imperatore e i borghi che sono da Santo Stefano, Calascio, Castel Vecchio, Castel del Monte, Villa Santa Lucia che poi si affaccia sulla Valle del Tirino.

Il tuo proverbio abruzzese preferito?

Una cosa che si dice dalle mia parti quando uno è fuori luogo: “Mira o paschie e zichi alla corvara” e significa “Prendi di mira Pescosansonesco e invece arrivi a Corvara”.

Chiara
Roma, Giugno 2021
Foto di Copertina ©Paolo Setta – Cooperativa Il Bosso, le altre come da didascalia.

L’ESPERIENZA DA ATTORE: La mia vita professionale è iniziata prima ancora che terminassi gli studi di scuola superiore perché ho partecipato ai provini per un film, “La guerra degli Antò”, che sarebbe stato girato in Abruzzo. Era il 1998 e fecero provini a migliaia di ragazzi e alla fine arrivai alle selezioni finali per essere scelto ed essere uno dei quattro protagonisti, essere uno degli Antò: Antò Lu Zorru. Da lì, chiaramente, è iniziata una fase molto bella, particolare perché sono stato da subito proiettato in una produzione importante come il gruppo Cecchi Gori, che allora produceva film di Leonardo Pieraccioni, Vincenzo Salemme, Carlo Verdone. Per me è stato un cambio repentino, ritrovarsi da un ambiente provinciale ad un contesto sociale e personale, allora veramente irraggiungibile e distante. In quegli anni, prima dell’era digitale, il mondo della cinematografia era molto meno accessibile e conosciuto rispetto ad oggi. Da lì ho iniziato gli studi di recitazione, ho continuato a concentrarmi su questo lavoro, fare doppiaggio e a partecipare ad altre produzioni, soprattutto di carattere televisivo, sempre importanti, e vivevo a Roma.  Continuo a fare l'attore, per esempio ho partecipato al “Gatto in Tangenziale 2” e sono molto legato a Riccardo Milani, il regista del film, che per me è un amico, una persona di famiglia, una persona del cuore. E’ rimasta quella passione per cui ho studiato, per cui ho vissuto anni bellissimi e se ci sono le opportunità le colgo, sempre considerando che le attività del Bosso sono la mia vita e mi assorbono completamente. Mi capita che sul territorio mi chiedano di fare delle letture, delle interpretazioni artistiche e partecipo sempre molto volentieri.