COLLE DEL NIBBIO: AGRICOLTURA E MONTAGNA IN ABRUZZO

Colle del Nibbio

In Abruzzo ci sono tante realtà in cui tradizione, gesti, genuinità si traducono in mestieri. L’azienda Colle del Nibbio è una di queste, ricca di attività agricole, capre, api e orti, progetti e giornate all’aria aperta.
Debora (Aruru), assieme ad Erica e Nicoletta del Mercato Scoperto, è andata a trovarli e ci ha raccontato la loro giornata piena di sapori. 

Garanzia partecipata: dovere e piacere

Venerdì 5 giugno assieme ai miei figli e ad Erica e Nicoletta del Mercato Scoperto siamo andati a far visita all’azienda Colle del Nibbio gestita da Simona Nicosia e Paolo Ricci a Civitaluparella. Si trattava di fare “Garanzia partecipata”, una formula che aiuta produttori e fruitori a certificare la genuinità dei loro prodotti anche nei processi di trasformazione.
[Di questo sistema ci aveva parlato Lorenzo Genovesi, dell’Azienda Don Carlo, nel nostro articolo sul Mercato Scoperto]

Colle del Nibbio montagna

Una visita bucolica

Prima tappa da Erica. Caffè, biscottino saluto agli animali di casa e saliamo verso Civitaluparella. La piazzetta ci ha accolto vuota e piovosa. Ci siamo riparati sotto un arco dove siamo stati raggiunti da Simona e Paolo.
Dai vicoletti arroccati sentivamo belare. Alle stalle troviamo Ula e Gucci, due bei pastori Abruzzesi. Gucci è un cane difficile, Simona e Paolo hanno deciso generosamente di prendersene cura (da cucciolo ha assistito all’omicidio della sua padrona, che ha tentato di difendere, da parte di uno stalker).

Le stalle sono piccoli rifugi abbarbicati su uno spuntone dove lo sguardo può spaziare nella vallata. Ricavati dentro rocce e un po’ di muratura minimale. Nonostante sia edilizia spartana qua e là spuntano, in rilievo dalle pareti, dei fiori. Già in precedenza questi spazi erano utilizzati dai pastori. 

Capre montagna

Gli animali, il latte…

Finalmente vediamo le capre che ci guardano curiose e intimorite allo stesso tempo. Le accarezziamo, ci mordicchiano le maglie. Paolo e Simona ci mostrano il cibo che danno loro quando non escono per i campi: della semplice granaglia. Dunque ci propongono di mungere il latte e noi ci siamo aperti in larghi sorrisi di entusiasmo dato che nessuno di noi lo aveva mai fatto prima, tranne Nicoletta.

Il latte lo abbiamo assaggiato subito: caldo, bianco, burroso. 

Paolo lo filtra in una bottiglia per portarlo nel loro laboratorio casalingo, poi lascia uscire le capre al pascolo, a brucare le erbe selvatiche, affidate ai due pastori abruzzesi. Lui ci mostra una fotografia: la carcassa di una capra completamente spolpata dai lupi. Ci sono e bisogna tenerne conto. Intanto era spiovuto.  

Latte capre

Civitaluparella, e la merenda

Tornando indietro abbiamo fatto un giretto tra i vicoli, il vento si infilava contro e di taglio. Ora è giugno, figurarsi in inverno. Alcune case sono abitate  da sambuchi che ormai ci hanno fatto il tronco grosso.
Arrivati nel piccolo laboratorio, Simona mette il latte in un grosso pentolone e mentre chiacchieriamo lo porta a temperatura. Nella stanza attigua iniziamo a gozzovigliare tra risate e domande curiose. 

Le bocche piene e felici, le papille in festa. 

Apriamo il vino per un brindisi: “Decameron” di Feudo d’Ugni, bottiglia da litro, tappo a corona, il vino della quarantena. Nicoletta ha smantellato il suo cesto di delizie: scrocchiarelle al sambuco, gambi di finocchio sott’olio, crema di carciofi. Paolo e Simona hanno buttato sul tavolo il loro poker di prodotti: miele millefiori di tre diverse smielature( primaverile, estiva, tarda estate) poi il formaggio di capra e la ricotta che assieme alla crema di carciofi è assoluta goduria e ancora la frittata con uova fresche e le “zolle” dell’aglio ( il gambo dell’infiorescenza che durante  la maturazione va tolto altrimenti la testa dell’aglio non ingrossa), infine una bella crostata di ricotta, miele e cioccolato fatta dalla padrona di casa.  

Frittata Nibbio

La cagliata, Il formaggio, “La pupucce”, la ricotta

Intanto Simona ci avvisa che sta aggiungendo il caglio al latte. Qualche minuto e finalmente gustiamo la cagliata: latte appena rappreso, mi prende il ricordo di mia madre che lo faceva quando ero bambina.
Dopo la cagliata procede nella preparazione del formaggio dentro i canestrini. Alla fine le resta in mano un pugnetto di formaggio e ci racconta che la nonna di una sua amica lo chiamava “la pupucce” ( piccola pupa) e che lo faceva mangiare fresco alla nipote. Infine la ricotta, che a Simona viene sempre cremosa. 

Gli orti di Colle del Nibbio, e il miele

Decidiamo di uscire e di andare a vedere i siti dove coltivano patate, aglio e fagioli. Sempre piante e semenze antiche recuperate qua e là da vecchi contadini

Gli appezzamenti si trovano immersi in un verde che in questa giornata uggiosa acquista di brillantezza. 

Per concludere in dolcezza andiamo dalle api. Tra querce, ginestre, sulla ed altri fiori selvatici le api continuano la loro attività indisturbate. Paolo si infila la tuta da apicoltore e ci riserva l’ultima dolce sorpresa: con le dita ci fa rompere le cellette piene di miele, ce lo portiamo alla bocca come bambini ed in questo dolce modo ci salutiamo. 

api

Escursioni

La promessa è che torneremo ed in quella occasione, dato che Paolo è anche guida escursionistica di media montagna (chi sono le guide di media montagna ce lo ha spiegato Tiziano Testa), andremo a vedere le pitture rupestri che si trovano sotto il paese di Civitaluparella, risalenti all’età del bronzo (circa 3.300 anni fa).

Pitture Rupestri Civitaluparella

Pitture

Ringraziamo Debora per questo racconto, e vi invitiamo ad andare a vedere la pagina Facebook di Colle del Nibbio. Se non fosse bastato questo articolo a farvi venire voglia di andare da loro, ci penseranno le loro foto e i loro racconti. Oppure potente andare a trovarli al Mercato Scoperto. 

Debora Vinciguerra
Lanciano, Giugno 2020
Foto ©Debora Vinciguerra, le foto delle pitture rupestri ©Colle del Nibbio