LEONARDO ANGELUCCI, IL PASTORE DELLA CASETTA BIANCA

Formaggo Abruzzo

In questi giorni di cammino, abbiamo incontrato tanti esempi di libertà: in tanti hanno voluto raccontarci che cosa significasse per loro questa parola, all’apparenza così semplice. La risposta di Leonardo Angelucci, il pastore della Casetta Bianca, è tra quelle che ci ha emozionate di più. Per il suo candore, per la sua autenticità, per lo sguardo di Leonardo mentre ci rispondeva, semplicemente guardandosi attorno. 

Leonardo, vorresti presentarti e presentarci il tuo lavoro?

Mi chiamo Leonardo, sono figlio di genitori abruzzesi ma nato e cresciuto a Roma, dove sono rimasto fino ai miei 18 anni. Dopo aver fatto degli studi di zootecnia in Umbria e aver girato un po’ per lavoro.

Sono tornato a quella che ho sempre considerato la mia casa: Lama dei Peligni, il paese di mio padre.

Pecorino Abruzzese

Hai mai vissuto il passaggio da Roma e Lama dei Peligni con difficoltà?

No, ho sempre avuto il desiderio di tornare. E quando mi sono deciso a farlo, mi sono stupito di quanto fosse facile in realtà: basta farlo.
Oggi come oggi, non è vero che in città ti offrono un lavoro su un piatto d’argento, mentre in periferia è troppo difficile. Certo, è più difficile. Ma, volendo, le risorse ci sono e si trovano.

Basta avere inventiva, capacità e voglia di lavorare.

Com’è nato il progetto della Casetta bianca?

Quello c’è sempre stato. Anche se non vengo da una famiglia di allevatori, ho scoperto questa passione già dai primi anni dei miei studi in veterinaria, che poi ho lasciato per entrare nel mondo della zootecnia. Mi sono innamorato, ho capito subito che il mio posto era quello.

Pastore in Abruzzo

Nell’immaginario comune, la pastorizia è un mestiere che si porta avanti e si tramanda in famiglia. Com’è stato inserirsi in questo ambiente?

L’immagine della pastorizia a conduzione famigliare è veritiera fino ad un certo punto, perché tanti figli di pastore non riprendono il testimone. Spesso poi, chi l’ha ripreso, ha ereditato con il saper fare anche quello che c’è di sbagliato nel mondo della pastorizia tradizionale. 

Per quanto riguarda il mio rapporto con i pastori più anziani dei dintorni, è ottimo: ho preso tutte le mie capre da loro, la maggior parte delle cose che faccio e che so vengono dai loro insegnamenti, non dall’università.

Fanno questo mestiere da una vita e ne sanno più di chiunque altro. 

Perché le capre? L’Abruzzo è rinomato soprattutto per i prodotti che derivano dall’allevamento di pecore…

Perché in vita mia ho lavorato soprattutto con le capre. Le pecore non sono animali che amo: sono schive, paurose. Per certi aspetti, le capre sono più complicate da gestire, ma secondo me sono animali più socievoli.
Nel mio gregge, che conta 120 capre, ognuna ha un nome e riesco a riconoscerle quasi tutte e a gestirle anche da solo. Con le pecore, non sarebbe possibile.

Pecorino abruzzo

Come si svolge la vostra giornata tipo?

Dipende dal periodo. Noi produciamo formaggi e latte solo nel periodo di Pasqua, quindi nel periodo fisiologico dell’animale.
I parti ci sono tra dicembre, gennaio e febbraio e quando arrivano i capretti, si inizia anche con il latte. In quel periodo i ritmi sono abbastanza serrati, bisogna mungere due volte al giorno, andare al pascolo, fare il formaggio,… È un periodo impegnativo, ma è anche la parte più bella dell’anno.

Quali sono i tuoi prodotti?

In caseificio mi diverto, faccio un po’ di tutto. È un altro mestiere, ma fino a quando le quantità sono piccole si riesce a controllare bene la qualità di quello che si fa, dedicandogli il tempo necessario.

Anche questo è importante: riuscire a capire a quale dimensione si può arrivare per riuscire a viverci ma allo stesso tempo non abbassare la qualità, la cura degli animali e del prodotto.

È meglio produrre di meno e riuscire a vendere a di più che produrre tanto e dover abbassare il prezzo e perdendo anche il legame con il territorio.

In generale, produco formaggi piuttosto particolari come le cagliate lattiche, che non sono molto utilizzate qui, ma che piacciono e riesco a vendere quasi tutto nel punto vendita della Casetta bianca, grazie al nome che sono riuscito a farmi nei dintorni.

Dove pascolano le tue capre?

Qui intorno, poi certo dipende dal periodo e dalla fioritura. Ora siamo in un periodo scarso di pascolo perché il prato comincia a seccare, quindi le capre mangiano poco, il bosco non ha ancora dato i suoi frutti e i suoi fiori, fa caldo. A fine agosto torneremo nel bosco, almeno fino all’arrivo della neve.

E i lupi?

Quelli ci sono sempre, e ci si convive. I pastori abruzzesi ci aiutano molto in questo, soprattutto in autunno, quando i lupi hanno i cuccioli piccoli da svezzare. Grazie al lavoro dei cani,  di capre non me ne hanno mai prese, però ogni tanto qualche danno lo fanno. L’anno scorso un cane è stato morso al collo ed è vivo per miracolo…

Cane pastore abruzzo

I pastori abruzzesi che porti con te al pascolo seguono un addestramento specifico?

No, l’importante è che crescano con gli animali, che vengano al pascono da cuccioli ed è meglio che provengano da madri che già sono in compagnia degli animali. I miei sei pastori abruzzesi sono stati tutti ripresi da allevamenti nei dintorni. Le prime estati era piuttosto buffo, perché c’erano da gestire anche loro oltre alle capre: una volta tornati a casa, dovevamo uscire di nuovo per cercare quelli che magari si erano addormentati per strada… Ma adesso vivono in simbiosi con le capre. Sono cani equilibratissimi.

Come pensi che possa evolversi la tua attività?

Ogni anno si cresce, non ci si deve mai fermare. Se non a livello di numeri e di quantità, sarà in altri sensi.

La crescita dev’essere continua, non si deve mai pensare di essere arrivati.

Vediamo soprattutto come evolvono le cose, già quest’anno ho cresciuto quasi trenta caprette, che quando andranno in produzione andranno ad aggiungersi a quelle che ci sono già. Le idee sono tante, vedremo come evolve anche la realtà che ci circonda, soprattutto in questo periodo così particolare.

Finiamo con le nostre domande di rito: qual è il tuo luogo preferito in Abruzzo?

La casa di mia nonna a Lama dei Peligni. Per me è sempre stata casa: quando ero piccolo mio padre si spostava molto per lavoro, abbiamo cambiato case e città, e anche da grande non ho smesso di spostarmi. Quello è rimasto un punto fermo anche ora, che non ci vive più nessuno. Ci vado quando ho bisogno di pace assoluta.

Il tuo piatto preferito?

Le pallotte. Quando ho tempo di cucinare, aggiungo alla ricetta tradizionale, che prevede solo il rigatino di mucca, anche il mio formaggio.

Cos’è per te la libertà?

Questo. Quello che vedi, quello che faccio. 

Ulteriori informazioni: Casetta Bianca.  

Questo incontro è avvenuto durante il cammino che Abruzzo.no ha fatto sul Sentiero della Libertà:

Francesca
Tolosa, Settembre 2020
Foto ©Marta Ronzone, tranne quella in cui Francesca intervista Leonardo Angelucci, di ©Chiara Di Fonzo