MANUEL D’AMARIO: MORTI E RINASCITE DI UN ENTUSIASTA DELL’ARTE

Teatro Abruzzo
Foto: ©Paola Iacopetti

Un abruzzese nel mondo dell’arte, una faccia prestata al teatro, al cinema e alla pubblicità, ma anche alla musica con la partecipazione a videoclip musicali e alla creazione dei suoi DJ set. Manuel D’Amario è un attore, un DJ, un entusiasta dell’arte, partito da Atessa nella Val di Sangro in Abruzzo per seguire la sua passione.

Da dove nasce la tua passione per la recitazione? Quali sono stati i tuoi primi approcci con quest’arte?

Io vengo da una famiglia di metalmeccanici, lavoratori, persone onestissime e umili… però siamo un po’ naïf, ci piace scherzare, improvvisare, la “matteria” mi viene da loro.

Ma ho iniziato a fare l’attore anche perchè ero molto complessato e impacciato e ho individuato nel teatro una possibilità per poter superare queste problematiche.

Il primo approccio con la recitazione è stato con Alessandro Fantini, un’artista multimediale della Valle di Sangro che spazia  dalla pittura, alla scrittura, ai cortometraggi, ha fatto anche dei film. Tutto nell’ambito indipendente, nella sua chiave surrealista, anche noir. Lui ha il suo mondo. Ho iniziato a fare dei corti con lui, ma non avevo minimamente la tecnica o la cognizione di quello che facevamo. Così ho pensato che mi sarebbe piaciuto iniziare a studiare.

Chi sono stati i tuoi primi maestri?

Ho iniziato a prendere lezioni da Rudy De Cesaris, figlio di Cesare De Cesaris che aveva una scuola di recitazione a Selva d’Altino, e con lui abbiamo lavorato un’anno e mezzo, quasi due, su monologhi e qualche dialogo. 

Ma il mio primo approccio con una compagnia teatrale più strutturata è stata con gli Amici della Ribalta di Lanciano grazie ai quali ho incontrato Domenico Galasso. Galasso è un attore e regista di Pescara, diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma, con cui ho continuato il mio studio della recitazione. Grazie al mio incontro con Galasso ho deciso di provare a misurarmi con la realtà dell’Accademia e di Roma.

D'Amario attore
Foto: ©Lusiana D’Amario

Prima di raccontarci di Roma, dicci di più del tuo percorso abruzzese. La passione per il teatro come si è incastrata con la scuola e il lavoro?

Nel momento in cui ho capito che la recitazione era la mia passione e che dovevo impegnarmi per diventare un attore, ho deciso due cose: di mettere da parte un po’ di soldi e di prendere il diploma.
Ho avuto un rapporto un po’ difficile con la scuola e ho perso degli anni, per seguire la musica, mia altra passione, e un po’ per problemi di relazione con gli insegnanti.

Nel 2007 mi sono iscritto alla scuola serale all’Enrico Fermi di Lanciano, un’esperienza pazzesca dove ho scoperto la possibilità del confronto con gli insegnanti, nel mentre lavoravo in Fiat – Sevel in Val di Sangro. 

La mia giornata tipo per un anno è stata: dalle 5 alle 13 in fabbrica, pranzo, dalle 14.30 alle 16.30 studio, dalle 17 alle 21 lezione a scuola. E per non farmi mancare nulla andavo una volta a settimana anche dagli Amici della Ribalta, con Mario Pupillo e Ivana Didone e il giovedì facevo lezione con Domenico Galasso. 

In quell’anno è avvenuta la mia seconda “morte e rinascita” perché io nella mia vita dico sempre che sono morto e rinato diverse volte: la prima volta è quando ho perso 27 kg a 17 anni. La seconda, è quando sono riuscito a prendere il diploma, ho messo da parte dei soldi e sono partito per Roma.

Arriviamo a Roma quindi, com’è stato il tuo primo approccio con l’Accademia e il mondo del teatro della Capitale?

Nel 2008 ho deciso di trasferirmi a Roma perché comunque qui in Valle non c’erano grandi possibilità nel campo, ma ho iniziato in maniera un po’naïf. Non avendo una conoscenza approfondita del mondo dell’arte e della recitazione e di tutto quello che c’è dietro, sono andato a fare l’audizione in Accademia con un testo molto impegnativo… il primo Canto dell’Inferno di Dante, come monologo… pensa tu, ero completamente fuori da tutto. 

Non sono riuscito ad entrare in Accademia, e ho deciso di iscrivermi a TeatroAzione, una scuola oramai storica, diretta da Isabella Del Bianco e Cristiano Cenzi che purtroppo non c’è più. Una scuola importante sulla scena romana e nazionale, è stata la scuola di Elio Germano, Edoardo Pesce, Maya Sansa, Simone Liberati e… la mia 😁.
L’ho scelta perchè era un giusto compromesso tra il costo e la qualità della formazione e ho iniziato il mio percorso per due anni. In contemporanea, ho iniziato a frequentare i corsi di teatro performativo di Elvira Frosini e Daniele Timpano, un nuovo linguaggio più contemporaneo.

Nel frattempo ho iniziato a fare il cameriere venerdì, sabato e domenica a San Lorenzo per non gravare sui miei. Ho lavorato lì per 6 anni, in piazzetta da Gente di San Lorenzo.

L’esperienza San Lorenzina ce l’ho sempre nel cuore perchè mi ha fatto conoscere i personaggi più assurdi: dalle vecchiette che andavano la mattina a fare la spesa al mercato al malavitoso di turno, da forze speciali della Polizia ai clochard che vivevano nel quartiere, ho conosciuto personaggi di ogni tipo che oggi mi ispirano nel mio lavoro.

Attore abruzzese
Foto: ©Arianna Del Grosso

Finita la scuola hai iniziato subito a calpestare i palcoscenici dei teatri italiani?

Finita la scuola sono diventato un professionista grazie a Giancarlo Sepe, che mi ha scelto senza il pregiudizio dell’accademia e del background: lo ricorderò sempre. Ha guardato la mia autenticità artistica e mi ha dato la mia prima grande occasione con “L’Amletò”. È stato un lavoro di ricerca in cui si fondeva l’Amleto di Shakespeare con l’Hotel du Nord di Marcel Carné. In francese si direbbe Hamlet, ma proprio perchè è diventato un gioco, questo allestimento, ha preso il nome di Amletò. Parlavamo un francese in parte vero e in parte finto, inventato con il grammelot.

Sepe ha sviluppato le scene attraverso la musica, grazie ad una profonda conoscenza del testo ha creato le scene con musiche e movimenti. Così come la colonna sonora nei film, la musica insieme agli accenti, gli umori delle voci dei suoi attori sono i protagonisti dei suoi spettacoli.

Attore abruzzo teatro
Foto: ©Eolo Perfido

E cosa ha significato per te l’Amletò? Quali sono state le altre esperienze con Giancarlo Sepe?

È stato il mio spettacolo di debutto, sono diventato professionista dopo 167 repliche ufficiali, al Teatro delle Comunità e con delle tournée in giro per l’Italia.

In seguito abbiamo messo in scena The Dubliners di Joyce, nato nel 2014 su commissione del Festival dei Due Mondi di Spoleto (la seconda parte nel 2015), era una produzione di tutti giovani attori, con un budget ristrettissimo, ma un grande successo e per me un’esperienza pazzesca. 

Quali sono i progetti a cui stai lavorando? 

Innanzitutto spero che ci sia il debutto dell’allestimento di The Dubliners al teatro della  Pergola  di Firenze a Febbraio. Mi auguro che questo accada perché lo spettacolo ha anche una valenza di rinascita, un valore importante in questo periodo, sia per il contenuto del testo che per il tipo di lavoro che abbiamo fatto per la messa in scena. 

In primavera uscirà la fiction di Simona Izzo e Ricky Tognazzi  Svegliati, amore mio con protagonista Sabrina Ferilli, dove io farò uno dei mariti di queste donne al centro della storia, ma non voglio anticipare troppo. 

Inoltre, sto lavorando a un progetto che girerò con un ragazzo giovanissimo, molto talentuoso, che adesso fa per lo più il fotografo ma che vuole fare regia. Si tratta di un cortometraggio sul sul mondo dei clochard, ed io farò il protagonista.  

Infine sto facendo tanti provini, attraverso dei self tape fatti in casa per ovviare alle limitazioni del Covid-19. 

Invece qual è il tuo rapporto con il cinema?

Io voglio lavorare e fare cinema.

È un tipo di linguaggio diverso dal teatro, un altro registro, un altro stile e un altro modo di recitare rispetto al teatro, ma è un mondo difficile. Ci sto lavorando, e sto attuando una ennesima morte e rinascita, perché negli ultimi anni ho fatto tante cose, però

mi sono stancato di recitare il personaggio dell’orsetto, un po’ buffo, voglio cambiare la mia identità poter impersonare per esempio un vichingo.

Voglio presentare un altro tipo di immagine, di qualità e di personalità, quella dell’uomo più virile e marziale. Perciò meno pancia e più spalle. 

Inoltre sto studiando bene l’inglese, perché il profilo internazionale è molto importante. Insomma ogni attore deve lavorare su se stesso per evolvere e cercare nuove vie per vivere di e per la propria arte.

La recitazione è un lavoro che richiede sacrifici a tutti i livelli, anche nei rapporti personali e sentimentali, per realizzare progetti importanti.

Attore musicista abruzzese
Foto: ©Lusiana D’Amario

Qual è il tuo legame artistico con l’Abruzzo? Cosa ti piacerebbe riportare della tua esperienza nella tua regione? 

Il mio sogno è quello di fare un domani uno spettacolo che riguardi la nostra cultura, la cultura abruzzese.
Così come Emma Dante che ha portato la sua Sicilia sui palchi internazionali
(Mpalermu ndr), mi piacerebbe un domani riuscire ad avere la possibilità e la capacità, insieme ad altre persone, di raccontare in tutta la sua totalità quello che è il nostro Abruzzo

Inoltre, è appena uscito un videoclip con The Tangram, una band di Pescara pazzesca che fa Acid Jazz, che abbiamo girato tra i calanchi di Atri.

Sto lavorando ad uno spettacolo con Cronosfera, una compagnia di Pescara, con la regia di Nicola Pitucci.

Tornando alle tua passioni, un ruolo importante è quello della musica e dei tuoi DJ set: come nasce e come coltivi questo amore?

Io sono molto legato a tutto quello che è la night life intesa come Club culture, un contenitore di grandi personaggi creativi, che poi hanno fatto la storia dell’arte come Andy Warhol e della musica. I Dancing Club sono nati come dei luoghi di rifugio per le minoranze, come omosessuali, persone di colore, emarginati della società. 

Io sono un entusiasta, mentre mi raccontavi di Abruzzo.no, pensavo già  all’idea di fare un’installazione di musica d’ambiente in luoghi inusuali della nostra regione.

Inoltre, ho un marchio registrato con Rossano Giangiordano, mio amico e socio, con cui facciamo i DJ set. Lo abbiamo chiamato “La Festa”, perché è un titolo italiano e noi teniamo all’uso della lingua italiana, e poi perchè è una parola positiva. E noi siamo positivi, nell’animo, ma anche  per la musica che proponiamo, è musica calda, bella, funky, disco, house e quindi 4 o 5 anni fa, abbiamo deciso di registrare questo marchio e chiamarlo così.

In questo periodo di Covid ci siamo attrezzati per fare dei Djset in streaming.

Artisti abruzzesi
Foto: ©Lusiana D’Amario

Infine le domande di rito di Abruzzo.no:

Qual è il tuo piatto abruzzese preferito? 
Gli arrosticini, il rintrocilo e le pallotte cac’ e ‘ove.

Qual è il tuo luogo abruzzese preferito?
Il mare, adoro la costa. La spiaggia di Finis Terrae, il Fosso del Diavolo, ma anche tutta la fascia tra Fossacesia e San Vito con i trabocchi

Il tuo proverbio o modo di dire abruzzese preferito? 
Mi piace utilizzare l’espressione “freghete” con i non abruzzesi mi sento subito  a casa, così come “Scine che scine, ma che scine in tutte”. Mi fa piacere anche ricordare mia nonna che diceva “Che te paura non te paura” (Chi ha paura è prudente e non avrà paura).

 

Dove trovare Manuel d’Amario?
Guarda il box qui sotto!

 

Chiara
Roma, Febbraio 2021 
Foto di Copertina ©Paola Iacopetti, le altre foto come da didascalia.